Uno "Spirto" che soffia da vent'anni

Da Donizetti a Rachmaninov, passando da Mozart, Schubert, le Laude Filippine e i cori russi. Nel 1997 nasceva la collana di cd "Spirto Gentil". Musica e canto, da sempre "strumenti privilegiati", per don Giussani, con cui educare i suoi ragazzi
Mario Leone

C’è un tratto unico e inequivocabile nella storia di don Luigi Giussani, del suo carisma, del suo modo di guardare alla realtà e alle persone: lo stupore. Lo ricorda egli stesso: «Tutto per me si è svolto nella più assoluta normalità, e solo le cose che accadevano, mentre accadevano, suscitavano stupore, tanto era Dio a operarle facendo di esse la trama di una storia che mi accadeva e mi accade davanti agli occhi». Da questo accadere, da questo stupore, è fiorita la storia della collana musicale "Spirto Gentil", iniziata giusto vent’anni fa.

Don Giussani, lo sappiamo, viene introdotto alla musica fin da piccolo, da papà Beniamino. Il suo rapporto con il mondo delle sette note continua anche in seminario: prima negli anni di formazione, con il suo insegnante di canto corale; poi da sacerdote, ascoltando Gaetano Corti suonare per lui. Ed è con la musica che nasce il movimento di Comunione e Liberazione, in particolare con i primi due canti (tra cui O côr soave, Lauda Filippina il cui repertorio Giussani riscoprirà e utilizzerà per «educare il cuore alla Sua presenza»), che lui stesso insegna ai primi giessini radunati in chiesa. Da allora non c’è momento nei gesti di CL che non inizi con l’ascolto della musica “classica” e poi con il canto. Non come sigla iniziale, ma come silenzio denso di domanda e significato.

Nel tempo Giussani seleziona per i “suoi” ragazzi tutta la musica che ascolta, che gli suscita riflessioni, gli chiarisce aspetti della vita. Vuole trasmettere a giovani e adulti quello che ritiene decisivo per sé. Percepisce le straordinarie possibilità educative della bellezza: la sua visione religiosa della vita coglie nella musica, in maniera originalissima, l’aspetto profondamente legato all’umano.



Senza alcun progetto si struttura, così, un modo di introdurre alla musica che, pur non ignorando il lato tecnico e storico, guarda essenzialmente all’esperienza dell’uomo con essa. Una modalità così originale che anche illustri esperti del settore, come Riccardo Muti, riconoscono capace di educare e avvicinare le persone. Per gli ottant’anni del sacerdote brianzolo, Muti gli invia una lettera d’auguri nella quale lo ringrazia per quello che «ha dato alla musica, indicandola a tanti giovani come l’esperienza che ci comunica il mistero».

È il 1997. Qualche tempo prima Alberto Savorana aveva chiesto a don Giussani se non fosse il caso di provare a raccogliere e riordinare gli ormai numerosi interventi sulla musica, e selezionare le esecuzioni più appropriate. Un po’ come si era iniziato a fare con "I libri dello spirito cristiano": strutturare una collana di cd che riprendesse quello che Giussani negli anni aveva proposto a giovani e adulti, raccoglierne le parole e inserire una parte d’introduzione musicologica. Ed è così che nasce, appunto, "Spirto Gentil", titolo preso in prestito da un’aria de La Favorita di Gaetano Donizetti, tanto cara a Giussani sin dai tempi del seminario perché gli aveva «fatto intuire l’esistenza di Dio».

Si forma una redazione di amici, gente la cui vita era cambiata per l’incontro con Giussani e si era appassionata alla modalità con cui lui introduceva alla musica. Vera Drufuca, Pippo Molino, Massimo Bernardini, Sandro Chierici, oltre a Savorana e Giancarlo Martinelli. Viene chiesto a Pier Paolo Bellini di coordinare questo piccolo gruppo. Alla redazione viene affidato il compito di recuperare i vari testi di Giussani, parole pronunciate in anni, luoghi e situazioni più diverse, e anche quello di scegliere insieme a lui le esecuzioni più opportune. Un lavoro fondamentale, perché non tutte le incisioni possono esprimere quello che a Giussani preme comunicare.

La scelta di alcuni titoli piuttosto che altri, di alcuni interpreti tra i tanti, ha come criterio la profondità e l’immediatezza di comunicazione di una esperienza di verità. Immediatezza di comunicazione non è sinonimo di superficialità, al contrario. La capacità comunicativa è parte decisiva di una vera opera d’arte. Le scelte musicali di Giussani hanno tutte un preciso intento pedagogico: far sì che chi si lascia coinvolgere dalla proposta possa non solo penetrare maggiormente la musica, ma compiere un salto nella comprensione dell’uomo e della sua struttura originale. Potremmo definirlo un metodo esistenziale di ascolto: l’ascoltatore comprende come l’opera d’arte sia espressione chiarissima di cos’è l’uomo, a cosa tende, qual è la natura vera del suo bisogno e del suo essere. Questa modalità “avvicina” l’ascoltatore all’opera (sia essa musicale o di altro tipo), ci si sente descritti come in nessun’altra maniera.



Dal 1997 al 2010 vengono pubblicati 52 cd. L’esordio con lo Stabat Mater di Pergolesi diretto da Claudio Abbado e via via repertori appartenenti a diversi periodi e autori. Mozart (la cui disarmante “semplicità” mostra tutta la domanda di essere), Beethoven, Schubert, Brahms, Rachmaninov. La Collana è anche puntellata da una serie di “scoperte” di Giussani. I cori russi permeati dalla fede di tutto un popolo, i canti baschi e le canzoni napoletane. Tomás Luis de Victoria (la cui esecuzione, espressamente richiesta da Giussani al coro del movimento, diventerà un cd della collana), Ildegarda di Bingen, le Laude Filippine (repertorio quasi totalmente sconosciuto al mondo musicale), solo per fare degli esempi. Recuperando molta musica sacra medioevale e non solo, Giussani riabiliterà il repertorio della “tradizione” ridonandolo al movimento e alla Chiesa tutta.

Sin dagli esordi, “Spirto Gentil” si pone come cammino musicale che non ha nessuna pretesa musicologica, storiografica o estetica, ma è il tentativo di proporre «un metodo d’ascolto, che partiva da un accento e da una sensibilità originali».

Emblematiche alcune introduzioni di Giussani. Come quella al Preludio op. 28 in Reb maggiore di Fryderyk Chopin. Per la prima volta in un commento all’opera, il centro di tutta l’analisi non è la melodia «immediata, tenera e suggestiva» in primo piano, ma una sola nota. Quella nota ripetitiva «apparentemente monotona», che dall’inizio alla fine si ripete sempre uguale con qualche piccola variazione. Scoperta quella nota, il resto passa in secondo piano «e l’io è come percorso sempre da questo sentimento dominante». Il Preludio di Chopin è per Giussani «simbolo della vita»; quella nota descrive «cos’è la vita dell’uomo: desiderio di felicità».



Anche introducendo il Concerto per violino e orchestra di Ludwig Van Beethoven, Giussani mostra l’unicità del suo approccio. Utilizza l’opera 61 del maestro di Bonn per spiegare la tentazione dell’uomo che spera nelle sue forze e si concepisce autonomo (il violino solista che fugge per tre volte dal tema orchestrale) per poi essere ripreso «fino a riposare in pace, quasi dicesse: “Finalmente”». Al contrario di quello che avviene nei Concerti per pianoforte di Sergej Rachmaninov, dove l’io (lo strumento solista) emerge dentro una coralità (l’orchestra); la musica del compositore russo «esprime l’uomo in quanto parte di un popolo, pacificato nella sua appartenenza a una unità che esalta, compiendola, ogni singola nota». Giussani ha il merito di valorizzare un compositore che agli inizi del Novecento era considerato poco originale rispetto alla “nuova musica”, che imponeva - in maniera anche ideologica - nuovi canoni estetici. Non solo. È tra i pochi ad approfondire tutto il repertorio di Rachmaninov. Se ascoltando le Sinfonie di Beethoven appunta un’esaltazione «della fame e della sete», la musica di Rachmaninov invece «esalta il presentimento del compimento».

Altro autore molto presente nella Collana è Franz Schubert. Commentando l’Arpeggione, Giussani ne sottolinea la bellezza e la compiutezza che «si svolge discretamente, (…) quasi obbedendo a qualcosa d’altro che non è l’effluvio dei pensieri e dei sentimenti del compositore. (…) In questa obbedienza, nell’amorevole approfondirsi del rapporto con ciò che è dato, Schubert scopre il Mistero e si avvicina alla perfezione».

In tredici anni, “Spirto Gentil” ha venduto 300mila copie - pur inserendosi in un momento di crisi del mercato discografico - e ha visto il proliferare di concerti, eventi, ascolti guidati. Molti gli addetti ai lavori che leggendo le introduzioni di Giussani ne riconoscono l’unicità e bontà di approccio. E molte le persone che si sono avvicinate alla musica “classica” grazie a questa collana. Tanti i ragazzi che l’hanno scoperta a scuola, in università o “casualmente” perché invitati a un incontro.

Oggi i cd di Spirto Gentil sono diventati ormai quasi introvabili. Ma il patrimonio di testi di don Giussani e di molti altri autori che hanno accompagnato ogni uscita è stato raccolto in un volume (Luigi Giussani, Spirto Gentil, BUR).

A vent’anni dalla prima pubblicazione della collana, questa proposta mostra tutta la sua attualità. Nel dramma del nostro tempo, dove la cultura rischia di essere astratta, “fuori” dall’uomo, di dimenticare l’uomo, “Spirto Gentil” è uno strumento per l’oggi, per educare e soprattutto entrare in dialogo con chiunque. Perché, come riportato in ogni libretto di ciascun cd, «la musica, il bello ci mette in attesa, in attesa di Altro». Questa è un’esperienza comune a tutti gli uomini.